Category Archives: italiano

Mettiamo in comune

http://comune-info.net/2013/11/mettiamo-comune/

Come misuriamo la ricchezza? Attraverso il denaro, le persone più ricche sono quelle che accumulano più denaro, sembra ovvio. E invece non lo è. John Holloway ci ricorda che sotto l’apparente solidità del denaro c’è un liquido che bolle: é la nostra ricchezza – quella prodotta dal nostro fare, dalla nostra attività creativa – che lotta contro la sua astrazione-negazione in forma di merce. L’esito della lotta non è scontato. Ciò che esiste nella forma di un’altra cosa, ciò che esiste malgrado sia negato, è il lato nascosto di ciò che lo nega, è la sua crisi. La possibilità di un cambiamento radicale, profondo, sorge dal basso, da ciò che è nascosto, latente. Il capitalismo lotta continuamente per trovare una più profonda subordinazione della vita alla sua necessità di dominare ed espandersi. La sua dominazione, tuttavia, è inconcepibile senza la resistenza. Il signore dipende dai suoi sudditi. Ed è in questa dipendenza che si trova la chiave per comprendere la crisi del suo dominio. Il nostro “mettere in comune” è il movimento della crisi

di John Holloway

Dev’essere un verbo, o no? Un sostantivo non può esprimere il tipo di società che vogliamo. Un organizzare sociale che si autodetermina non può essere contenuto in un sostantivo. La nozione di comunismo come sostantivo è priva di senso e pericolosamente autocontraddittoria. Un sostantivo suggerisce un qualcosa di fisso che sarebbe incompatibile con la costante autocreazione collettiva. Un sostantivo esclude il soggetto attivo, mentre la ragione di essere del mondo che vogliamo è che il soggetto sociale attivo stia al centro.

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Napoli Monitor: Sudafrica, la lotta dei baraccati a Durban

http://napolimonitor.it/2013/10/10/23388/sudafrica-la-lotta-dei-baraccati-a-durban.html

Magrissima, forse non arriva neppure al metro e cinquanta, Bandile Mdlalose è una delle attiviste più esili di tutto il movimento degli shack dwellers. È semplice e modesta e mai la crederesti una persona capace di farsi arrestare per un qualsiasi atto di violenza.

Bandile ha tre figli adorabili e la sua famiglia è con lei. La casa dei Mdlalose è di conseguenza il ritrovo di tutta la comunità della Sezione K della township di KwaMashu (Durban), ed è il luogo in cui si riunisce il movimento Abalhali, si cucina per le grandi occasioni o si programmano le riunioni. Sua madre, conosciuta da tutti come MaMadlalose, è una delle colonne portanti di tutta la comunità della Sezione K. Quando le cose prendono una brutta piega, le persone si rivolgono a lei per un consiglio o per una mediazione.

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Comune: Fermate la repressione di Abahlali

http://comune-info.net/2013/10/baraccati/

Fermate la repressione di Abahlali

La morte di Nqobile Nzuza, uccisa il 30 settembre dalla polizia di Durban, e l’arresto di Bandile Mdlalose, ha provocato un’ondata di proteste in tutto il Sud Africa e in diverse città del mondo. Nqobile aveva diciassette anni, prima di lei altre due persone del movimento dei baraccati Abahlali baseMjondolo sono state uccise negli ultimi mesi nelle periferie di Durban. Una lettera aperta di Noam Chomsky, John Holloway, Slavoj Zizek, Silvia Federici, Raj Patel e altri denuncia a livello internazionale le violenze contro uno dei più straordinari movimenti sociali del mondo, “violenze che includono l’assassinio, la tortura, la sfratto dalle proprie case, l’arresto”. La lettera chiede di fermare subito il massacro e la liberazione immediata di Bandile Mdlalose. Abahlali ha proposto a Comune-info e ad alcune persone da sempre vicine alle lotte del movimento Abahlali di rilanciare questa denuncia in Italia: è possibile firmare la lettera in fondo nello spazio “commenti”. Per favore, fatela rimbalzare in rete

a cura di Filippo Mondini e Gianluca Carmosino

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Voto per la dignità

http://www.lettera43.it/politica/16396/voto-per-la-dignita.htm

Voto per la dignità

Sudafrica: i poveri chiedono servizi igienici e assistenza.

di Alessandro Barcella

Con molta probabilità vincerà la guerra delle elezioni. Una battaglia però l’ha sicuramente persa: quella dei gabinetti. Jacob Zuma, alla guida dell’African National Congress (Anc) di Nelson Mandela e da due anni presidente del Sudafrica, l’ha capito forse troppo tardi: il consenso si ottiene dando risposte concrete a problemi concreti.

VOTERÀ LA PANCIA DEI SUDAFRICANI. I primi risultati della tornata elettorale amministrativa sono attesi per la mezzanotte del 19 maggio. Una consultazione politica importante, come confermano i numeri: 23 milioni di cittadini al voto (dai 16 anni in su), 121 partiti politici e quasi 53.600 candidati in lizza, 748 dei quali indipendenti.

La sfida riguarda l’amministrazione di 226 consigli locali, 44 distrettuali e otto grandi città. E nei 28.868 seggi disseminati in tutto il Paese, si esprimerà la “pancia” dei sudafricani, il malessere per condizioni sociali ed economiche ancora inadeguate.

Igiene pubblica, innanzitutto. Il rapporto 2006 dell’United Nations Development Program (Undp) ha confermato come «nel mondo attuale sempre più prospero e interconnesso, muoiono più bambini per mancanza di acqua pulita e di un gabinetto che per qualsiasi altra causa».

La mancanza di acqua pulita e di servizi igienico-sanitari di base sono la causa principale di morte, ancor prima di guerre e terrorismo.

La campagna contro le rivendicazioni dei poveri

La sfida dei gabinetti, in Sudafrica, è iniziata in una delle tante township che accerchiano Città del Capo, nell’estremo lembo meridionale del Continente: la più occidentale delle metropoli africane.

«Gli abitanti dei sobborghi poveri della città non saranno più costretti a fare i loro bisogni davanti agli occhi di tutti». Lo aveva sancito addirittura l’Alta Corte di giustizia della provincia, imponendo al Comune di recintare in modo adeguato tutti i 1.316 gabinetti pubblici esistenti. Sicuramente si trattava di servizi, ma decisamente poco igienici e anche irrispettosi della privacy. Un buco e poco più, nessun muro né tetto.

È solo la spia di una mancanza sostanziale, nonostante i proclami del governo, delle minime condizioni di igiene. Soprattutto nelle moltissime zone povere e degradate del Paese.

LA VOCE DELLE BARACCHE. Il movimento dei baraccati sudafricani, che si riunisce sotto la sigla Abahlali base Mjondolo parla chiaro e lo fa in piena campagna elettorale: «Niente terra, casa, acqua, elettricità, lavoro, uguale nessuna libertà. E nessun voto».

I servizi pubblici potrebbero esserci anche nelle baraccopoli, ha spiegato il comitato spontaneo, ma esponenti locali dell’Anc lo impediscono lucrando sull’emergenza. «L’African National Congress e Da (il partito d’opposizione Democratic Alliance di Hellen Zille, storicamente preferito dai bianchi) non sono soltanto anti-poveri ma combattono ogni politica autonoma dei poveri», hanno ringhiato i volontari ai megafoni tra gli ambulanti dei mercatini della domenica.

Gli slum chiedono acqua, corrente e presidi sanitari

Le precedenti elezioni amministrative del 2006 avevano visto l’Anc raccogliere il 64,8 % dei consensi, seguito dal 16% del Da.

Oggi però tira un’aria nuova in Sudafrica, un vento di inquietudine che parte dai sobborghi delle grandi città e dai territori più isolati. Le emergenze sono tante: la corrente elettrica razionata o che manca del tutto, una carente rete idrica pubblica, presidi sanitari inadeguati. E ancora, la mancanza cronica di abitazioni adeguate, nonostante il governo sbandieri le «226 mila unità abitative in costruzione in tutte le nove province del Paese».

LE PROMESSE DISATTESE. In campagna elettorale il presidente Zuma ha provato a distogliere l’attenzione da questi temi, ma con scarsi risultati. Le previsioni elettorali danno il suo partito al 56,6 %, ma questo non basterà ai sudafricani più poveri.

Continueranno a chiedere maggiore dignità , meno latrine a cielo aperto e più servizi nelle case. Più corrente e illuminazione pubblica e acqua dai rubinetti. Possibilmente non inquinata.

Giovedì, 19 Maggio 2011