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7 August 2010

Il nostro ergastolo nelle baraccopoli

http://eng.habitants.org/news/inhabitants_of_africa/south_africa_serving_our_life_sentence_in_the_shacks/%28language%29/ita-IT

Il nostro ergastolo nelle baraccopoli

Cittadini da tutto il Sudafrica ci chiedono perché il governo continui ad ignorare le richieste degli abitanti delle baraccopoli. Ci chiedono perché, nonostante le innumerevoli proteste, le riunioni, le dichiarazioni ai media e l’attenzione della stampa, l’insediamento di Kennedy Road continui a bruciare, riferendosi in particolare all’ incendio del 4 luglio 2010 che ha causato la morte di 4 persone e lasciato più di 3,000 persone sgomberate e senza un tetto.

Senza dilungarci per spiegare questa tragedia, che sembra non avere fine, abbiamo risposto che gli abitanti delle baraccopoli sud africane stanno di fatto scontando un vero e proprio ergastolo. Tutti sanno che siamo la parte di popolo che non conta, che non ha voce in capitolo e dobbiamo affrontare il fatto di essere stati condannati all’esclusione permanente dall’intera comunità.

Nel corso degli anni è divenuto sempre più chiaro che città, scuole efficienti e persino servizi basilari come bagni, elettricità e protezione da incendi e dal crimine, non erano a nostra disposizione. Quando abbiamo richiesto che ci venissero concessi siamo stati dipinti come persone irragionevoli, troppo pretenziose e persino pericolose per la società. Se avessimo avuto voce in capitolo ed equa considerazione all’interno della società, sarebbe stato ovvio che la reale minaccia per la società è lasciarci vivere nel fango e in mezzo al fuoco, senza bagni, elettricità, rubinetti e senza dignità.

L’attesa dell’assegnazione di un nuovo alloggio non ci libera da questo ergastolo, a volte la consegna non arriva mai, altre volte la consegna arriva e peggiora soltanto le cose forzandoci a vivere dentro baraccopoli “statali” , peggiori di quelle che noi stessi ci siamo costruiti e che si trovano in discariche umane lontane dalle città. L’assegnazione di un alloggio può diventare un modo di formalizzare la nostra esclusione dalla società.

Oltre all’esclusione fisica dalla società, dalle sue città e dalla possibilità di usufruire di scuole, elettricità, servizio di nettezza urbana e fognature, l’ergastolo cui siamo stati condannati ci ha anche estromesso dalla partecipazione ai dibattiti e alle decisioni che riguardano l’intera comunità.

Tutti sanno della repressione perpetrata nei nostri confronti dallo Stato e anche dal partito attualmente al potere e tutti sanno degli anni di detenzione e dei pestaggi da parte della polizia prima, e degli attacchi al nostro movimento nell’insediamento di Kennedy Road, dopo.

Abbiamo sempre sostenuto che per il governo e per il partito al potere, il crimine di cui ci siamo macchiati è stato quello di avere organizzato e mobilitato i poveri sottraendoli al loro controllo. Abbiamo provveduto a noi stessi, discutendo e prendendo le nostre decisioni sulle questioni per noi importanti. Abbiamo chiesto al governo di essere reinseriti nella società e abbiamo chiesto che ci venisse dato il necessario per vivere una vita sicura e dignitosa. Abbiamo fatto del nostro meglio per rendere le nostre comunità dei posti migliori. Abbiamo creato asili, organizzato campagne per pulire le strade, allacciato acqua e elettricità e abbiamo unito gli abitanti nonostante tutte le divisioni. Abbiamo affrontato molte sfide, ma ci siamo sempre impegnati per assicurare che ognuno venisse trattato con uguale rispetto e dignità.

L’auto-organizzazione dei poveri per i poveri ha fatto sì che coloro che avrebbero dovuto discutere e decidere per conto nostro – per noi ma in nostra assenza – si ritrovassero senza lavoro. La nostra scelta di costruire da soli il nostro futuro può quindi risultare indigesta a coloro che non possono più continuare a parlare a nome nostro, senza interpellarci. Alcune delle persone che affermano di essere dalla parte dei poveri e che hanno poi rifiutato la nostra richiesta di lottare con noi e non di agire a nome nostro sono all’interno del governo. Alcuni sono nel partito al potere, altri nei partiti di sinistra, spesso nelle università e nelle ONG: questi ultimi si considerano progressisti e usano le nostre battaglie e le nostre sofferenze per arrivare ad occupare il posto dell’attuale partito. Definiamo questo tipo di sinistra “regressista”, perché una sinistra al di fuori del governo che, come i partiti al potere, cerca seguaci e non compagni e cerca di abbattere qualsiasi forma di governo che non la include, è profondamente regressiva.

Abbiamo resistito e sempre resisteremo a qualsiasi loro tentativo di comprare la nostra lealtà proprio come abbiamo sempre resistito ai medesimi tentativi da parte del partito al potere. Resisteremo anche agli innumerevoli tentativi di intimidazione per costringerci ad abbandonare la nostra autonomia. Difenderemo sempre i nostri compagni quando saranno attaccati. Il nostro movimento apparterrà sempre e solo ai suoi membri. Discutiamo di molte questioni, accettiamo compromessi se questo ci permette di andare avanti, ma in questo caso non scenderemo mai a patti. Abbiamo fatto molto per noi stessi, ma ciò che non abbiamo ancora fatto è stato assicurarci la terra ed alloggi decenti all’interno delle nostre città. Abbiamo fermato gli sfratti e non torneremo più indietro, è stata dura andare avanti, ma siamo stati fermi sulle nostre posizioni e abbiamo ottenuto delle vittorie qua e là.

La nostra lotta ha offeso le autorità di governo e questo è diventato particolarmente evidente quando il governo provinciale di KwaZulu-Natal ha approvato il famoso “Slums Act” – che comportava l’esclusione degli abitanti delle baraccopoli dalle città – l’avere sfidato lo “Slums Act” di fronte alla Corte Suprema ha ostacolato i piani del governo che intendevano formalizzare il nostro isolamento dalla società sradicando i nostri insediamenti e piazzandoci in vere e proprie discariche umane.

Il patto con il municipio di eThekwini di migliorare due insediamenti e di rifornire altri 14 insediamenti di servizi base é stato un altro colpo ai programmi di sradicamento del governo. Il recente annuncio del municipio di eThekwini di fornire agli insediamenti presenti in città i servizi e, per la prima volta dal 2001, l’elettricità è un’altra vittoria nonché un altro importante colpo al piano di sradicamento governativo. Stiamo lottando lentamente, ma fermamente contro il progetto di sradicamento del governo. Avevamo lanciato l’allarme perché i mondiali in Sudafrica non avrebbero portato benefici ai più poveri, avevamo avvertito che avrebbero anzi reso i poveri ancora più vulnerabili. L’avvicinarsi dei mondiali ha fatto sì che ci fossero più sfratti e processi in diverse parti del paese. I venditori ambulanti che non avevano un permesso per vendere in determinate zone si sono visti confiscare i beni e i taxi sono stati decimati dai sequestri.

Anche sollevare questo genere di questioni e condannare gli attacchi ai poveri come gesti immorali e illegittimi è stato un vero e proprio schiaffo in faccia alle autorità. Sebbene i più poveri abbiano contribuito alla costruzione degli alberghi e degli stadi, essi sono stati esclusi da ogni beneficio. Il governo africano ha impiegato il suo budget nel tentativo di creare un “paese mondiale” senza tenere conto delle necessità del popolo come i problemi dell’alloggio e della fornitura di servizi basilari. La cifra spesa per i mondiali avrebbe potuto dare alloggio ad almeno 1 milione di persone indigenti. Sebbene riconosciamo l’impegno del governo per questo evento pensiamo che tale sforzo sarebbe potuto essere indirizzato per portare i servizi base e le infrastrutture ai poveri , così nelle baracche non si sarebbero sviluppati questi continui incendi.

La verità sugli attacchi al nostro movimento è sempre stata la stessa, non possiamo commentare fatti attualmente in corso di giudizio, ma la nostra richiesta di una commissione di indagini indipendente che faccia luce su questa storia resta invariata. I Kennedy 5, una parte di coloro che stanno già scontando il loro ergastolo dentro e fuori dalle prigioni, sono stati recentemente rilasciati dal carcere di Westville.

Hanno già scontato 10 mesi di carcere senza che vi fosse prova della loro colpevolezza e senza che la corte spendesse una parola a proposito della loro detenzione illegale. La costituzione del Sudafrica afferma che non può esserci alcuna detenzione senza processo e che nessuno può essere detenuto per più di 24 ore senza un’udienza di cauzione. il fatto che, fino al rilascio dei 5 fermati, il processo sia stato condotto come un processo politico contro ogni dettame legislativo, sebbene celebrato in tribunale, ci dimostra qualcosa di molto importante a proposito della situazione dei poveri nel Sudafrica post-apartheid. Coloro i quali ci hanno già condannati hanno interesse ad escluderci per sempre dal ricorso equo e legale alla legge e quando non riescono a raggiungere il loro scopo cercano di minare il sistema dall’alto. Il movimento insiste che il potere sia del popolo, come scritto nel famoso Capitolo della Libertà. Abahlali continuerà ad insistere su questo punto. La forza e l’autonomia del movimento ci obbliga tutti a lottare per un mondo migliore, che sia libero, leale e attento alle sue creature. Restiamo convinti che la terra e la ricchezza debbano essere condivise equamente. Siamo convinti che ogni persona al mondo ha lo stesso diritto decisionale sul proprio futuro. Dobbiamo resistere ai nostri carcerieri, che facciano parte dello stato o dei partiti di sinistra, e pretendere di avere eguale peso nei dibattimenti e nelle decisioni.

Sappiamo anche che il governo sudafricano tiene a dare un’ottima immagine di sé alla comunità internazionale e teme di fare una pessima figura. Il governo vuole mostrare al mondo le città del calcio e nascondere eTwawa, Blikkiesdorp, Westville prison, le formiche rosse e le baracche che bruciano in tutto il paese. Ringraziamo tutti gli attivisti e le organizzazioni internazionali che hanno espresso la loro preoccupazione per la repressione che abbiamo subìto e coloro che hanno organizzato proteste contro i diplomatici sudafricani nei loro rispettivi paesi.

Speriamo che il Sudafrica diventi uno dei paesi più attivi in ambito umanitario nel mondo e speriamo che un giorno la nostra società sarà un’ ispirazione per voi piuttosto che uno shock. Come movimento Abhalali ci siamo impegnati per raggiungere questo scopo. Ma attualmente stiamo scontando il nostro ergastolo sociale e lottando contro coloro che vogliono tenerci imprigionati nella nostra povertà, coloro che ci hanno relegati ai margini delle città e della vita partecipativa.

Riconosciamo alla nostra umanità e alla forza delle nostre lotte il potere di riuscire ad ottenere il pieno riconoscimento della nostra umanità e pertanto continueremo a rifiutare con determinazione il posto affidatoci da altri all’interno di questa società.

Sottoscritto da Zodwa Nsibande and S’bu Zikode – Movimento Abahlali baseMjondolo

Il movimento Abahlali baseMjondolo insieme al Landless People’s Movement (Gauteng), al Rural Network (KwaZulu-Natal) e alla Campagna anti-sfratto di Western Cape è parte dell’Alleanza dei Poveri – una rete nazionale di appartenenza democratica che si basa sui Movimenti dei poveri.