Carta: Ancora violenze e intimidazioni contro il movimento Abahlali

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Ancora violenze e intimidazioni contro il movimento Abahlali
Francesco Gastaldon
[27 Novembre 2009]

Altre case di attivisti sudafricani sono state distrutte nell’insediamento di Kennedy Road, a Durban, mentre i «Kennedy 13» arrestati in settembre continuano ad essere trattenuti senza processo.

Durban, Sudafrica. La repressione e la violenza contro il movimento di «shack dwellers» Abahlali baseMjondolo [«quelli che vivono nelle baracche» in lingua zulu] non si ferma. Il teatro delle violenze è ancora una volta l’insediamento informale di Kennedy Road, dove Abahlali aveva il suo ufficio centrale e dove vivevano alcuni dei principali leader del movimento fino al 27 settembre. Come Carta ha raccontato, la notte fra il 26 e il 27 settembre, mentre era in corso un’assemblea notturna, una folla di circa quaranta persone aveva assaltato il vicino insediamento di Kennedy Road, gridando slogan contro i leader di Abahlali e distruggendo le loro case. Da quel giorno, vari membri del movimento, fra cui i suoi leader principali, vivono in clandestinità con le loro famiglie.

La sera del 20 novembre le case di due leader del Kennedy Road Development Committee [Krdc, la sezione di Abahlali a Kennedy Road] sono state distrutte da uomini non ancora indentificati. Le poche proprietà che le famiglie non erano ancora riuscite a recuperare sono state rubate. La famigerata polizia di Sydenham, responsabile degli attacchi a Pemary Ridge di dieci giorni fa [vedi link a fianco], non è intervenuta e non ha identificato alcun responsabile.

Secondo il comunicato di Abahlali, i responsabili sono gli stessi che hanno attaccato il movimento la notte del 26 settembre, che hanno cacciato i rappresentanti eletti del movimento e che hanno «costituito un nuovo comitato legato all’African national congress [Anc, il partito-Stato al governo]» per gestire la vita della comunità. Ci siamo recati a Kennedy Road pochi giorni dopo gli attacchi, in una situazione ancora molto tesa. Uno dei pochi residenti legati ad Abahlali che vive ancora nell’insediamento [decine di famiglie hanno abbandonato Kennedy Road da fine settembre ad oggi] si guarda intorno circospetto e ci dice sussurrando che «la situazione e’ ancora molto pesante».

Le nuove violenze a Kennedy Road avvengono in un clima di forte attesa per la sorte dei «Kennedy 13», i membri e simpatizzanti di Abahlali arrestati nei giorni successivi al 26 settembre e accusati di vari crimini fra cui omicidio, violenza pubblica danneggiamenti. In pratica, invece di indentificare e arrestare i membri della folla armata che ha attaccato Abahlali a Kennedy Road, la polizia ha arrestato tredici persone legate al movimento, alcune delle quali si trovavano a chilometri di distanza la notte degli attacchi. Ma la vicenda giudiziaria dei Kennedy 13 è ancora più scandalosa. I tredici arrestati sono detenuti in una delle peggiori prigioni della città, in attesa che venga formulata contro di loro una chiara imputazione.

Dall’inizio di ottobre, i Kennedy 13 sono apparsi per sei volte in tribunale per chiedere che venga concessa loro la libertà su cauzione fino a quando non verrà celebrato il processo. Per sei volte, il giudice ha rimandato la decisione, senza concedere né respingere la richiesta di libertà su cauzione.

La vicenda giudiziaria ha attirato l’attenzione di vari leader religiosi, che la settimana scorsa hanno organizzato una manifestazione di preghiera fuori dal tribunale, per testimoniare la loro solidarietà agli arrestati e alle loro famiglie. Fra questi c’era il vescovo anglicano di Durban, Rubin Phillip, miliante anti-apartheid e leader a suo tempo del movimento del Black Consciousness di Steve Biko. In un durissimo comunicato, Phillip ha dichiarato che la vicenda è «uno scandalo legale e morale». Secondo Phillip «i Kennedy 13 sono detenuti da due mesi senza processo e senza alcuna prova contro loro», insomma si tratta di un «un processo politico, in cui le normali procedure che regolano l’amministrazione della giustizia non sono seguite». Nello stesso comunicato, il vescovo si unisce alle richieste di Abahlali per una commissione di inchiesta indipendente sui fatti del 26 settembre. La nuova udienza per i Kennedy 13 è programmata per oggi, venerdì 27 novembre.