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Carta: Mondiali al contrario

http://www.carta.org/campagne/dal+mondo/africa/19284

Appello. «Mondiali al contrario»
[8 Marzo 2010]

Le organizzazioni sociali interessate a ospitare il movimento sudafricano Abahlali [«quelli che vivono nelle baraccopoli»], in Italia in maggio, cioè prima della coppa del mondo di calcio, possono scrivere a Carta.

Care amiche e cari amici, alcuni di voi potrebbero essere interessati a incontrare le attiviste e gli attivisti del movimento sudafricano Abahlali baseMjondolo [«quelli che vivono nelle baraccopoli» in lingua zulu].

Come forse saprete, la nostra idea è di ospitare in Italia tre attivisti del movimento intorno alle prime settimane di maggio, poco prima dell’inizio dei mondiali di calcio in Sudafrica. Il movimento incontrerà associazioni, movimenti e attivisti italiani per raccontare che cosa significa la Coppa del mondo per i sudafricani più poveri, per parlare della lotta di Abahlali per terra, case, dignità e democrazia nel Sudafrica post-apartheid e ascoltare le lotte reali che si stanno portando avanti.

E’ un’occasione preziosa e straordinaria. Tuttavia, le risorse economiche scarseggiano. Vi scriviamo perché serve un contributo economico per il viaggio degli attivisti dal Sudafrica all’Italia e per il trasporto nel nostro Paese [da Nord a Sud, da Est a Oves]. Non chiediamo sottoscrizioni di migliaia di euro. In totale servono circa 5.000 euro per organizzare questo viaggio in Italia e per essere sicuri di avere abbastanza fondi.
Vi chiediamo perciò di aiutarci con un contributo di almeno 200 euro. Potete organizzare aperitivi e cene sociali, proiezioni, feste, in cui possiate raccogliere qualche soldo per aiutarci a portare Abahlali baseMjondolo in Italia. Inoltre, questi eventi potrebbero essere l’occasione di iniziare a discutere della visita degli attivisti sudafricani in Italia e «prepararsi» agli incontri con Abahlali.

Il coordinamento di questa campagna è presso il settimanale Carta, che negli ultimi mesi ha dedicato numerosi articoli e reportage a questo straordinario movimento sociale. Nei prossimi giorni verrà anche aperta una sezione del sito clandestino.carta.org dedicata alla campagna «mondiali al contrario».
E’ superfluo dire che qualunque contributo verrà reso noto e gestito in modo assolutamente trasparente.

Per ragioni organizzative vi chiediamo di darci un cenno non oltre il 28 Marzo.

Grazie da parte nostra e di Abahlali baseMjondolo.

A presto
Filippo Mondini e Antonio Bonato [missionari comboniani], Francesco Gastaldon [ricercatore], Michele Citoni [giornalista], Gianluca Carmosino [Carta]

Scrivete a carmosino@carta.org

Carta: Ancora violenze e intimidazioni contro il movimento Abahlali

http://www.carta.org/campagne/dal+mondo/africa/18983

Ancora violenze e intimidazioni contro il movimento Abahlali
Francesco Gastaldon
[27 Novembre 2009]

Altre case di attivisti sudafricani sono state distrutte nell’insediamento di Kennedy Road, a Durban, mentre i «Kennedy 13» arrestati in settembre continuano ad essere trattenuti senza processo.

Durban, Sudafrica. La repressione e la violenza contro il movimento di «shack dwellers» Abahlali baseMjondolo [«quelli che vivono nelle baracche» in lingua zulu] non si ferma. Il teatro delle violenze è ancora una volta l’insediamento informale di Kennedy Road, dove Abahlali aveva il suo ufficio centrale e dove vivevano alcuni dei principali leader del movimento fino al 27 settembre. Come Carta ha raccontato, la notte fra il 26 e il 27 settembre, mentre era in corso un’assemblea notturna, una folla di circa quaranta persone aveva assaltato il vicino insediamento di Kennedy Road, gridando slogan contro i leader di Abahlali e distruggendo le loro case. Da quel giorno, vari membri del movimento, fra cui i suoi leader principali, vivono in clandestinità con le loro famiglie.

La sera del 20 novembre le case di due leader del Kennedy Road Development Committee [Krdc, la sezione di Abahlali a Kennedy Road] sono state distrutte da uomini non ancora indentificati. Le poche proprietà che le famiglie non erano ancora riuscite a recuperare sono state rubate. La famigerata polizia di Sydenham, responsabile degli attacchi a Pemary Ridge di dieci giorni fa [vedi link a fianco], non è intervenuta e non ha identificato alcun responsabile.

Secondo il comunicato di Abahlali, i responsabili sono gli stessi che hanno attaccato il movimento la notte del 26 settembre, che hanno cacciato i rappresentanti eletti del movimento e che hanno «costituito un nuovo comitato legato all’African national congress [Anc, il partito-Stato al governo]» per gestire la vita della comunità. Ci siamo recati a Kennedy Road pochi giorni dopo gli attacchi, in una situazione ancora molto tesa. Uno dei pochi residenti legati ad Abahlali che vive ancora nell’insediamento [decine di famiglie hanno abbandonato Kennedy Road da fine settembre ad oggi] si guarda intorno circospetto e ci dice sussurrando che «la situazione e’ ancora molto pesante».

Le nuove violenze a Kennedy Road avvengono in un clima di forte attesa per la sorte dei «Kennedy 13», i membri e simpatizzanti di Abahlali arrestati nei giorni successivi al 26 settembre e accusati di vari crimini fra cui omicidio, violenza pubblica danneggiamenti. In pratica, invece di indentificare e arrestare i membri della folla armata che ha attaccato Abahlali a Kennedy Road, la polizia ha arrestato tredici persone legate al movimento, alcune delle quali si trovavano a chilometri di distanza la notte degli attacchi. Ma la vicenda giudiziaria dei Kennedy 13 è ancora più scandalosa. I tredici arrestati sono detenuti in una delle peggiori prigioni della città, in attesa che venga formulata contro di loro una chiara imputazione.

Dall’inizio di ottobre, i Kennedy 13 sono apparsi per sei volte in tribunale per chiedere che venga concessa loro la libertà su cauzione fino a quando non verrà celebrato il processo. Per sei volte, il giudice ha rimandato la decisione, senza concedere né respingere la richiesta di libertà su cauzione.

La vicenda giudiziaria ha attirato l’attenzione di vari leader religiosi, che la settimana scorsa hanno organizzato una manifestazione di preghiera fuori dal tribunale, per testimoniare la loro solidarietà agli arrestati e alle loro famiglie. Fra questi c’era il vescovo anglicano di Durban, Rubin Phillip, miliante anti-apartheid e leader a suo tempo del movimento del Black Consciousness di Steve Biko. In un durissimo comunicato, Phillip ha dichiarato che la vicenda è «uno scandalo legale e morale». Secondo Phillip «i Kennedy 13 sono detenuti da due mesi senza processo e senza alcuna prova contro loro», insomma si tratta di un «un processo politico, in cui le normali procedure che regolano l’amministrazione della giustizia non sono seguite». Nello stesso comunicato, il vescovo si unisce alle richieste di Abahlali per una commissione di inchiesta indipendente sui fatti del 26 settembre. La nuova udienza per i Kennedy 13 è programmata per oggi, venerdì 27 novembre.