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1 June 2010

Mondiali al contrario: L’ambasciata incontra Abahlali prima del ritorno a Durban

http://clandestino.carta.org/2010/05/31/mondiali-al-contrario-lambasciata-incontra-abahlali-prima-del-ritorno-a-durban/#more-3293

L’ambasciata incontra Abahlali prima del ritorno a Durban

Gianluca Carmosino

Dopo due giorni di incontri a Roma, la delegazione del movimento dei baraccati sudafricani Abahlali è stata ricevuta dall’ambasciata. Carta è stato l’unico media che ha potuto partecipare all’incontro, prima del riento a casa di Thembani, Busisiwe e Philani verso il Sudafrica

Mondiali al contrario. È l’ultimo giorno della campagna, dopo quarantotto ore ricche di appuntamenti con cittadini, migranti, rom, organizzazioni sociali di Roma. «Sono disponibili a incontrarci. Abahlali vuole che venga anche qualcuno di Carta», mi dice Filippo Mondini, missionario comboniano, “autista”, “traduttore”, “motivatore”, “teorico”, insomma, un tuttofare della campagna Mondiali al contrario, da lui promossa insieme a Carta e altri. «D’accordo vengo io», rispondo.

Non sono certo venuti in Italia per incontrare le istituzioni sudafricane ma dopo che l’ambasciatrice Thenjwe Mtintso, il giorno successivo l’arrivo in Italia di Thembani, Busisiwe e Philani del movimento Abahlali baseMjondolo, aveva detto in un’intervista di essere disponibile a incontrare Abahlali, i tre devono aver pensato che quell’incontro aveva almeno un valore simbolico. Probabilmente il successo della campagna Mondiali al contrario ovunque accolta con grande partecipazione e raccontata persino dai grandi media [da Famiglia cristiana alla Gazzetta dello sport, da Repubblica a il manifesto, Liberazione, Ansa, Micromega, Rainews24, Sky tg…] ha sopreso l’ambasciata.

Così, intorno alle 12 di lunedì 31 maggio, prima di entrare nella sfarzosa ambasciata, in uno dei quartieri della Roma bene, Thembani, Busisiwe e Philani sono scesi del furgone con il quale hanno percorso oltre quattromila chilometri in due settimane, si sono fermati e hanno indossato le magliette rosse delle campagna. Poi, accompagnati da Filippo Mondini, missionario comboniano, e dal sottoscritto per Carta, è stata accolta nell’ambasciata. Sorpresi e imbarazzati, due gentili ma glaciali funzionari hanno ascoltato per circa venti minuti gli interventi ricchi di dignità, di riscatto, di cordialità di tre straordinari «baraccati».

Appena ha preso parola, in una grande sala circondata da quadri che ricordano in modo soffocante la Coppa del mondo, Thembani ha ringraziato l’ambasciata per aver avuto accoglierli. «Noi amiamo il nostro paese e abbiamo rispetto delle istituzioni» ha detto, prima di ricordare che per questo motivo durante l’ultima marcia del movimento a Durban, qualche settimana fa, Abahlali [al quale aderiscono oggi circa cinquantamila persone di quaranta insediamenti diversi in quattro regioni sulle nove del Sudafria] ha consegnato al presidente Jacob Zuma un Memorandum con le analisi e le proposte dei baraccati. Memorandum finora ignorato dal presidente del Sudafrica. Thembani ha poi ricordato agli impassibili funzionari, il Consigliere politico signora Anthea Joubert e il Secondo Segretario signor Matho Molema, che in Sudafrica milioni di persone vivono nelle baracche senza acqua, elettricità e bagni. «Il governo deve ascoltare i poveri. Vogliamo essere rispetti e vogliamo che la nostra bellissima Costituzione sia finalmente applicata».

Il giovane Philani ha invece chiesto cosa sarà del Sudafrica tra un mese, quando i mondiali saranno conclusi senza aver migliorato la vita dei più poveri. «Quando milioni di persone – ha detto – si sveglieranno per scoprire che la realtà quotidiana non è fatta dalla Coppa del mondo, un business per pochi, ma dalla povertà diffusa. E che la società è sempre più divisa tra pochi ricchissimi e molti poveri».

Busisiwe, infine, ha parlato in zulu, «la lingua parlata da mia madre, quella nella quale esprimo meglio i miei sentimenti e i miei pensieri». Busisiwe ha guardato negli occhi i due silenziosi funzionari quando ha nominato la parola «transit camp», i campi di reclusioni «provvisori», anche questi senza acqua ed elettricità ma «legali», nei quali il governo ha recluso migliaia di persone senza casa, per non disturbare lo spettacolo della Coppa del mondo. Busisiwe ha anche parlato delle violenze della polizia contro chi si ribella e ha concluso dicendo: «Sappiamo esattamente di cosa abbiamo bisogno e quali sono i nostri diritti sanciti dalla Costituzione».

Filippo Mondini ha poi chiesto a nome della campagna Mondiali al contrario, promossa con il movimento Abahlali, l’istituzione ufficiale di una commissione per verificare cioè che è accaduto nell’insediamento di Kennedy Road, a Durban, in settembre quando furono uccise tre persone del movimento e decine di altre ferite e arrestate, e di fare pressioni perché il presidente Jacob Zuma risponda presto al Memorandum consegnato da Abahlali [leggibile su abahlali.org]. Ha poi ricordato che dopo il successo della campagna è nata una rete italiana di amici di Abahlali, che lavorerà con altre reti internazionali nei prossimi mesi.

Il sottoscritto ha aggiunto che Carta si è impegnata con Abahlali, straordinario movimento di democrazia partecipata e di ribellione nonviolenta, a raccontare e indagare quanto accade nelle periferie del Sudafrica, in collegamento con molti pezzi di società civile e con altri media, nazionali e internazionali, a cominciare da quelli che in queste settimane hanno raccontato Mondiali al contrario.

Prima dei saluti i due funzionari hanno detto che faranno quello che è loro possibile. Poi una fredda stretta di mano.

Si conclude così il tour sociale di Abahlali in Italia. Gli ultimi due giorni hanno visto Abahlali conoscere il Forte Prenestino, partecipare alla manifestazione contro il Cie di Ponte Galeria e all’assemblea al centro sociale Strike, poi, domenica, visitare la Città dell’altra economia per confrontarsi su forni e pannelli solari, riciclo e commercio equo e ancora partecipare alla Carovana al contrario pre incontrare rom e occupanti di case di Action. Infine, l’incontro con i migranti di Rosarno, di Castel Volturno e molti altri al centro sociale ex Snia per ragionare di nuove e vecchie povertà, di xenofobia, di mondiali, di solidarietà dal basso.

Poi gli abbracci finali e qualche lacrima, proma di dirigersi con il compagno di strada preferito, il furgone messo a disposizione dai comboniani di Napoli, verso l’aeroporto di Fiumicino. Mondiali al contrario non è finita, «questo è solo l’inizio», promette Thembani. Prossima tappa Durban. Buon viaggio Abahlali.