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la Unita: Povertà, si gioca “mondiale al contrario”

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Povertà, si gioca “mondiale al contrario”

Alla vigilia di Italia-Nuova Zelanda, c’è un altro campionato che si gioca negli stessi giorni. È il Mondiale al contrario di chi dal Sudafrica è venuto in Europa e in Italia per far conoscere un’altra faccia del Paese. «Perchè il denaro e i ricchi possono muoversi liberamente intorno al mondo, mentre i poveri devono affrontare i fili spinati, la violenza degli eserciti, le file e le deportazioni?»: sono le parole di Andrada, attivista di Abahlali BaseMjondolo («quelli che vivono nelle baracche», in lingua zulu). Questo movimento di baraccati con sedi in più di 40 città, in particolare a Durban, sta facendo conoscere in Europa che cosa significa la Coppa del Mondo per i sudafricani più poveri, è una campagna in Italia promossa da Carta con l’appoggio dei missionari comboniani, a cominciare da Alex Zanotelli, e che sta facendo pressione anche sull’ambasciata sudafricana in Italia.

«Il Sudafrica sta ospitando un grande evento all’insegna del calcio-spettacolo, che fa circolare denaro, turisti e tifosi, un grande evento – dicono gli attivisti – che ha già prodotto grandi opere, investimenti ma anche sfratti, speculazioni pagate a caro prezzo dalle fasce più deboli della popolazione. Stanno descrivendo un Paese pacificato e armonioso, una moderna democrazia africana sorta sulle rovine dell’apartheid. Noi vogliamo raccontare un’altra storia: una storia di segregazione e razzismo, una storia di lavoratori immigrati senza diritti, fatti oggetto di sfruttamento e linciaggi, di baracche demolite per nascondere la faccia cattiva dello sviluppo, per confinare ‘gli impoveritì nelle periferie sempre più estreme delle megalopoli».

Busisiwe, Thembai e Philani stanno facendo da una ventina di giorni una specie di tour per condividere queste storie. Sono andati, oltre che a Milano e Roma, anche a Castelvolturno e Rosarno per ri-conoscersi nelle rivolte dei ghetti neri in Italia. «Riteniamo centrale nella costruzione del nuovo Sudafrica – dicono – la promozione dei diritti e del ruolo sociale e politico dei popoli, in particolare degli abitanti delle baraccopoli che vengono forzatamente sfrattati e fatti vivere in transit camps, mentre ai venditori di strada è stato proibito di vendere». Per il movimento degli abitanti dei ghetti, la Coppa è diventata «occasione per ristrutturare le città secondo criteri che favoriscono solo le elite. I poveri vengono spinti fuori dagli occhi di turisti e giornalisti». Questo movimento di base in realtà è impegnato da anni nel diritto alla terra e a un’esistenza dignitosa negli slums, ma ha colto l’occasione dei mondiali per farsi conoscere fuori del Sudafrica, forte di quella che considera una vittoria importante, ossia una sentenza che ha dichiarato incostituzionale lo Slum act, la legge che avrebbe garantito ai Municipi di radere al suolo gli insediamenti. Una vittoria che è stata in parte macchiata dal sangue degli scontri, delle uccisioni e delle detenzioni avvenute nel settembre 2009 nell’immenso slum di Durban.
19 giugno 2010