Mondiali al Contrario: Il doppio shock

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MONDIALI AL CONTRARIO Il doppio shock

Gianluca Carmosino

Prima la partecipata conferenza stampa a Carta, poi l’incontro con i migranti a Castel Volturno. Breve diario della prima giornata della campagna promossa con il movimento di Abahlali in Italia fino al 30 maggio

«Se avete un problema uscite di casa, parlatene con il vostro vicino, autorganizzatevi». Busisiwe è una donna sudafricana di poche parole e dalle idee molto chiare. Ai moltissimi migranti di Castel Volturno che hanno accolto lei, Thembani e Philani per la prima tappa della campagna «Mondiali al contrario» ha raccontato l’esperienza di ribellione nonviolenta degli impoveriti delle baracoppoli del Sudafrica che aderiscono al movimento Abahlali baseMjondolo. E ha suggerito loro di non aver paura, «condividete i vostri problemi, non rassegnatevi mai, inventate insieme nuove forme di ribellione».

«E’ stata la serata del doppio shock – commenta Filippo Mondini, missionario comboniano a Castel Volturno, traduttore, autista e inviato speciale di Carta per il «giro d’Italia» di Abahlali – I migranti erano davvero stupiti dai racconti e dalla dignità dimostrata dai compagni del movimento sudafricano. Che a loro volta sono rimasti sconvolti dalla condizioni di schiavitù invisibile nelle quali sono costretti a vivere migliaia di migranti in Italia. Per questo mi hanno chiesto di fare un salto anche Rosarno».

La prima giornata della campagna «Mondiali al contrario», promossa da Carta, alcuni Comboniani e altri [e alla quale hanno aderito più di venti organizzazioni sociali, tra cui parrocchie, associazioni, centri sociali] era cominciata in modo faticoso. Il viaggio aereo da Madrid è partito con due di ritardo, provocando lo spostamento della conferenza stampa alla Sala Pintor presso la sede di Carta. Nonostante questo, alle ore 16 molti giornalisti, lettori, persone di diverse organizzazioni sociali e tutto il collettivo di Carta al gran completo hanno dato il benvenuto ad Abahlali. La magliette rosse di Thembani Ngongoma, Busisiwe Mdlalose e Philani Zungu e Filippo Mondini, ma soprattutto le loro parole, hanno calamitato per oltre un’ora le attenzioni delle persone presenti. Thembani ha raccontato come Abahlali è diventato un movimento di poveri per i poveri, perché in settembre dopo gli attacchi a Kennedy Road [baraccopoli di Durban], durante i qualI furono uccise tre persone e decine di altre ferite o arrestate, «il movimento è uscito più forte di prima e sono nati altri insediamenti. Perché il movimento cresce? Perché lottiamo per ciò che è reale, per una giustizia sociale diffusa, ma soprattutto perché con Abahlali le persone che vivono nelle baracche diventano responsabili della propria vita. Certo l’autorganizzazione dei poveri non è affatto facile, ma è l’unica possibilità che abbiamo».

Ascolta l’intervento di Thembani

«Nel marzo del 2005 – ha ricorda Thembani – dovevano avere inizio i lavori per la costruzione delle cose che ci erano state promesse. Quando arrivarono gli operai e i bulldozer iniziarono a scavare la terra, la gente era davvero emozionata. Peccato che al posto delle case ci venne detto che sarebbe stata costruita una fabbrica di mattoni. Lo shock fu così grande che sempre più persone si radunarono spontaneamente su quel terreno. Alla fine eravamo così tanti da bloccare la strada. Arrivò la polizia con manganelli e lacrimogeni e quattordici persone furono arrestate, ma quello è stato il momento fondante del movimento».

«Non chiediamo solotanto case, acqua, elettricità, servizi di base per tutti – ha spiegato ancora Thembani – Pretendiamo il rispetto della nostra dignità, partecipazione, democrazia. «Stiamo chiedendo al governo sudafricano di collaborare per lo sviluppo della nostra situazione – ha aggiunto -, ma non vogliamo che il governo decida per noi: vogliamo essere veri cittadini. In Sudafrica solo una parte della popolazione gode dei diritti di cittadinanza garantiti dalla nostra Costituzione, mentre per noi non è cambiato molto e la polizia è la stessa dell’apartheid: dopo il 1994 l’ideologia di Nelson Mandela è finita nelle tasche di pochi rappresentanti del partito. Negli ultimi anni sono stati arrestati più di duecento persone che vivono nelle baracche, ma mai nessun membro del movimento è stato condannato». Thembani, infine, ha parlato di come i mondiali di calcio non hanno portato alcun beneficio ai poveri del Sudafrica: «Migliaia di persone – ha detto Thembani – sono state sgomberate e recluse nei transit camps», che a troppi da quelli parti ricordano i campi del razzismo istituzionale. «Dovrei essere felice perché la Coppa del mondo si disputa in Sudafrica, ma non posso proprio esserlo perché la Coppa del Mondo esclude la maggior parte dei cittadini del Sudafrica».

Dopo la conferenza, il pulmino messo a disposizione dai comboniani di Napoli si è diretto a Castel Volturno, per la serata organizzata dai Missionari Comboniani, il centro sociale ex canapificio di Caserta, le associazioni Jerry Masslo e Operazione Colomba e i Padri Sacramentini di Caserta. Dopo il dibattito e la cena, la giornata si è conclusa con il concerto molto apprezzato dei Kalifoo Ground Music System, gruppo di musicisti migranti ormai noti in tutta Italia. L’incontro, inevitabilmente, ha avuto al centro il tema dei migranti. Quelli di Abahlali non solo hanno raccontato del nuovo apartheid economico, che costringe milioni di sudafricani a vivere nelle baracche e nella miseria, ma anche di come a differenza di altri importanti movimenti sociali sudafricani Abahlali rifiutI la violenza e il nazionalismo. «Nei nostri insediamenti ci sono anche migranti – ha spiegato Thembani – In tutto il paese, la violenza contro i numerosi migranti, soprattutto nel 2008, ha raggiunto livelli impressionanti, tranne che nelle baraccopoli in cui è presente Abahlali. Di certo, il governo sudafricano ha fallito qualsiasi progetto di inclusione sociale, ma ancora oggi continua a sperare che la guerra tra poveri divida i movimenti sociali». Infine, dopo aver ascoltato i racconti di molti immigrati che vivono in Italia, quelli di Abahlali hanno detto: «Quando torneremo in Sudafrica scriveremo un appello e organizzeremo inziative di solidarietà per voi, per raccontare lo sfruttamento e il razzismo di cui siete vittime».

La seconda tappa della campagna è stata organizzata dall’Osservatorio migranti Africalabria di Reggio Calabria e dal centro sociale A. Cartella di Reggio. L’appuntamento è per le ore 18 al centro sociale [via Quarnaro I Gallico]: durante l’assemblea saranno proiettati due documentari [«Dear Mandela», «Breyani and the Councillors», che nei prossimi giorni sarà possibile acquistare su bottega.carta.org oppure chimando allo 06 45495659, per sostenere «Mondiali al contrario»]; alle 20 cena sociale maghrebina di finanziamento della campagna. Il programma completo di Mondiali al contrario è leggibile qui.